Sostenere la genitorialità

Diventare genitore implica un processo di cambiamento e ridefinizione dell’identità sia dell’individuo che della coppia. Il passaggio dalla dimensione di coppia allo “stato di genitore” rappresenta una transizione che cambia la vita e l’organizzazione familiare e implica “adattamenti” e nuovi modi di funzionare.
La funzione genitoriale non è semplicemente equivalente a un insieme di pratiche educative riguardanti il modo di crescere i figli, come si potrebbe pensare, ma si configura come qualcosa di più complesso comprendente tutte quelle idee e aspettative che influenzano il modo di agire della coppia genitoriale.
Le azioni dei genitori sono infatti strettamente legate a un insieme di conoscenze, di cui spesso non sono consapevoli, riguardanti lo sviluppo e l’educazione. Inoltre, i comportamenti dei genitori possono variare a seconda delle variabili non solo dell’adulto, ma anche del bambino, e di tutti quegli aspetti del contesto che influenzano indirettamente le interazioni familiari: si pensi alla relazione coniugale, al grado di accordo tra i coniugi, alla rete sociale esterna alla famiglia, alle condizioni di lavoro dell’uno e dell’altro. In questo senso la competenza genitoriale non è innata, ma implica competenze specifiche che si apprendono nel tempo e che si sviluppano all’interno del sistema familiare.
Gli adulti credono di possedere in misura diversa le competenze necessarie per la cura e l’educazione dei bambini, e quindi pensano di esercitare il loro ruolo genitoriale in modo più o meno efficace ed efficace. È un’efficacia percepita che abbraccia sia la dimensione della competenza, e quindi la capacità del genitore di prendersi cura dei figli, sia la dimensione della soddisfazione, legata ad una sfera soggettiva dell’esperienza genitoriale.
Numerose ricerche hanno dimostrato come queste convinzioni sulla propria autoefficacia educativa siano correlate con il comportamento reale dei genitori nei confronti dei propri figli (Perricone Briulotta G., 2005). Genitori convinti di possedere le competenze necessarie per educare i propri figli, interagiscono più frequentemente con loro, mettendo a disposizione giochi e intervenendo verbalmente.
Questi genitori dovranno affrontare piccoli e grandi aggiustamenti quotidiani con maggiore ottimismo, desiderosi di trovare soluzioni e provare rimedi. Questo senso di efficacia genitoriale agisce anche negativamente: i genitori con un basso senso di efficacia tendono, ad esempio, ad intervenire con rabbia quando il bambino reagisce male agli stimoli.
I genitori a volte sembrano incerti nell’adempimento dei loro doveri, soprattutto quando si tratta di dare regole e stabilire limiti. Non è sempre possibile fare riferimento a schemi appresi: le abitudini e gli stili educativi della propria famiglia e delle culture native sono spesso inadeguate, date le abitudini in rapida evoluzione.
In questo senso, i genitori possono aver bisogno di essere aiutati a pensare a quali strumenti hanno già, ma che a volte ignorano o mettono in discussione la loro esistenza, favorendo così un aumento dell’ autoefficacia percepita.
Sono questi i presupposti di un Progetto di sostegno alla genitorialità, strumento al servizio dei genitori che si offre di supportarli nello sviluppo di un proprio intuito educativo, ad assumere atteggiamenti appropriati, e ad arrivare ad una consapevolezza e ad un atteggiamento emotivo che risultino positivi sia per il genitore ed il bambino individualmente, sia per il loro rapporto.
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Bibliografia
Benedetto L., (2005), Il parent training: counseling e formazione per i genitori, Carocci, Roma
Milani P., (1994), Progetto genitori, Erickson, Trento
Perricone Briulotta G., (2005), Manuale di Psicologia dell’Educazione. Una prospettiva ecologica per lo studio e l’intervento sul processo educativo, McGraw-Hill, Milano