Ciclo vitale della famiglia e sviluppo fra transizioni e compiti

Ciclo vitale della famiglia e sviluppo fra transizioni e compiti

L’individuo e la famiglia, per loro stesso essere, sono destinati a nascere, crescere e svilupparsi nel corso del tempo, all’intero di un sistema di relazioni ed affetti, che influenza l’immagine di sé ed il processo di costruzione di identità ed a sua volta ne è influenzato.

La storia di ognuno di noi è frutto non solo delle nostre esperienze, ma anche della storia di chi è venuto prima di noi e ci ha generato, che attraverso una trasmissione transegenerazionale getta le basi su cui ognuno di noi fonda il proprio sviluppo.
La società entro cui siamo inseriti, con caratteristiche, credenze, abitudini, vizi, virtù, stereotipi ed aspettative anch’essa condizione lo sviluppo identitario.

La famiglia, patriarcale o matriarcale, tradizionale, monoparentale, omosessuale o ricostituita, rimane il sistema di riferimento valoriale che ognuno di noi porta con sé come bagaglio di significati. Che sia per assimilazione o per differenziazione, il cammino che ognuno di noi percorre ha basi e storia che prendono avvio prima del nostro arrivo.
La vita della famiglia, dunque delle persone al suo interno, è un ciclo, che va dalla nascita di una coppia, alla costituzione di una famiglia con l’arrivo e la crescita dei figli, la separazione l’invecchiamento, la morte.

Il passaggio da una fase all’altra del ciclo vitale è detta “transizione”, e richiede ad ogni membro di mettere in discussione se stesso, il proprio ruolo all’interno del nucleo, e le relazioni per permettere alla famiglia di evolvere allo stato successivo. Tale possibilità rappresenta al tempo stesso un’opportunità ed un’incognita, e può essere accolta con maggiore o minore flessibilità e apertura dalle famiglie. In ogni caso la modalità con cui la transizione avviene condiziona nel bene e nel male i componenti. Potremmo descrivere le modalità in cui queste transizioni avvengono come le infinite possibilità di un continuum che ha ad una estremità la rigidità, chiusura verso l’interno e negazione di ciò che è esterno al nucleo, e all’altro capo l’eccessiva flessibilità ed apertura all’esterno con meno attenzione alle esigenze interne al nucleo stesso.

Ognuna di queste fasi porta con sé dei compiti, che sono detti compiti di sviluppo, ovvero doveri ideali di supporto del sistema entro cui siamo inseriti, atti a permettere l’evoluzione del sistema stesso verso la fase successiva del ciclo. Ciò può essere di per sé doloroso o faticoso, spesso gli aspetti conflittuali sono necessari e sani per un corretto sviluppo individuale e familiare, all’interno di un contesto flessibile e disponibile capace di riorganizzarsi.

Come sostiene Murray Bowen (1979), uno dei pionieri della Terapia Familiare sistemica, il processo di individuazione, inteso come il raggiungimento di una “posizione Io”, è funzionale allo sviluppo sano di un sistema e dei singoli che lo compongono, ma è ostacolato dal sistema stesso, che per mantenere saldi i propri equilibri, può tendere a rimanere immobile anziché svilupparsi e modificarsi per andare incontro alle esigenze e ai bisogni di ognuno. Dunque in quest’ottica le diverse fasi di sviluppo che caratterizzano il ciclo vitale della famiglia costituiscono momenti critici in cui è richiesto al sistema di sostenere una differenziazione dei suoi componenti, riassestandosi sulle nuove esigenze di questi.

La prima fase del ciclo di vita della famiglia vede il costituirsi di una coppia, un momento in cui due individui, ognuno con un proprio bagaglio di storia ed esperienze si incontrano e decidono di percorrere insieme un cammino, accomunati da un progetto condiviso. Ognuno porta con sé paure, aspettative credenze, desideri e ruoli. Oltre a prendersi cura l’uno dell’altro, e condividere uno scopo comune, nella sua costituzione ogni elemento della coppia deve differenziarsi dalla famiglia di origine, confrontarsi con il partner con cui costruire un’identità nuova e diversa, rispettosa dei bisogni, desideri e aspettative di entrambi.

Questo momento può causare di per sé una crisi, il bisogno di rimanere idealmente fedeli al proprio modello di origine, la difficoltà a prenderne una giusta distanza da esso, la necessità di rimanere in una zona di confort, ovvero ciò che si conosce, la difficoltà ad entrare in intima ed autentica connessione con il partner, nonostante l’apparente costruzione di un progetto comune, rende questa fase complessa per entrambi, che devono impegnarsi a partire da sé nella costruzione di un noi nuovo, leale alle proprie origini, ma slegato da esse, in cui il proprio sé possa esprimersi nella realizzazione di desideri e aspettative condivise con l’altro. E’ frequente tendere a portare dentro la coppia il sé narcisista, il proprio modello di appartenenza. Creare un nuovo noi può comportare compromessi e delusioni che non si erano messi in conto nella scelta di costruire una coppia, ma con cui ci si può scontrare nelle prime fasi della sua nascita, nella definizione del progetto di coppia condiviso.

E’ poi la volta dell’arrivo dei figli, fase in cui la coppia decide di farsi triade, di dar spazio ad un terzo che di per sé porta squilibrio nell’omeostasi di coppia e richiede una ridefinizione di sé come padre o madre. L’esperienza genitoriale rimette in discussione le certezze ed i traguardi che ogni membro ha raggiunto, portando in sé nuovamente il confronto non solo con un nuovo individuo bisognoso di cure ed attenzioni costanti, ma con le proprie credenze ed esperienze recondite sull’essere padre o madre, un nuovo confronto con i genitori che diventano nonni e che a loro volta hanno aspettative e credenze, che in questa nuova nascita possono vivere a loro volta una transizione. Con la nascita del primo figlio dunque, oltre ad un bambino nasce la coppia genitoriale, che ha il compito di ridefinirsi, ridefinire il proprio ruolo di figlio e la posizione rispetto alle famiglie di origine. La coppia coniugale passa, per un periodo di durata variabile, in secondo piano rispetto a quella genitoriale, che assorbe e sconvolge, ed in ogni caso richiede una ridiscussione della coniugalità stessa che inevitabilmente si interseca con la genitorialità.

Rimanere partner diventando genitori è complicato e necessità di cura per l’altro e per la relazione oltre che per il nuovo arrivato.
La nascita di altri figli porta una ulteriore complessificazione del sistema famiglia, che si compone di sottosistema genitori e sottosistema figli, le relazioni e dunque le modalità relazionali si moltiplicano e si intrecciano ed ognuno porta il proprio contributo in termini di necessità, risorse, bisogni, legami.

I genitori hanno il compito di prendersi cura e definire il loro stile genitoriale ed educativo, permettere una corretta evoluzione dei figli nei loro processi di crescita, padre e madre devono sviluppare distanze e vicinanze, in diversi momenti, supportandosi idealmente in maniera complementare. Talvolta tuttavia la relazione coniugale che può risentire dell’arrivo dei figli, può influenzare anche i legami, le distanze e gli stili relazionali di ognuno, dunque distanze e vicinanze maggiori con un figlio più che con l’altro o di un genitore con i figli rispetto all’altro. In genere il sistema tende a trovare un equilibrio che dovrebbe tener conto delle esigenze del coniuge, del genitore e dei figli, ma che realmente può assestarsi su modalità relazionali che possono ostacolare le successive transizioni più che facilitarle.

Pian piano i figli crescono ed entrano nella preadolescenza e poi nell’adolescenza ecco un’altra transizione ad una nuova fase per la famiglia e per i suo componenti. Questa fase è notoriamente critica proprio per la conflittualità più o meno manifesta, che la crescita verso l’età adulta per i figli, porta con sé. La famiglia rimane luogo sicuro in cui rifugiarsi e al quale riferirsi, ma sempre più si fanno spazio tensioni ed occasioni di sperimentazione di autonomia, di esplorazione del mondo da soli, per la prima volta, di domande rispetto a se stessi e al mondo, al proprio ruolo e alle aspettative nostre e degli altri.

Durante la pre-adolescenza e l’adolescenza i figli iniziano a separarsi dai genitori e a confrontarsi con il mondo esterno ed in particolare con i pari; in questa fase dovrebbero essere aiutati nelle nuove esperienze dalla consapevolezza di poter trovare nella famiglia da cui provengono rifugio e sostegno, essendo garantiti sia da regole adeguate e contenitive, che dall’accoglienza delle nuove richieste. Un sistema sano è quello che permette di esplorare il mondo esterno e fare esperienza, al fine di costruire la propria identità, supportando il singolo e mantenendo il legame anche in una sua ridefinizione.

Questo processo è molto difficile da attuare nelle famiglie che Maurizio Andolfi definisce “a designazione rigida”, dove la differenziazione dei singoli può essere percepita come un evento pericoloso e minaccioso per il sistema. In questi casi non c’è una chiara definizione delle regole che garantisca il rispetto dei confini e delle individualità di ognuno o dei sottosistemi, ma la famiglia può essere e rimanere tale solo se ciascuno mantiene una funzione per il benessere di tutti, dunque è preferibile che ognuno conservi il proprio ruolo, anche se questo può significare sviluppare dei sintomi. Le risposte che questo tipo di famiglie danno alle richieste dei membri sono anch’esse rigide, ovvero sono quelle che hanno sortito risultati in altri momenti critici e sembra impossibile pensarne di nuove.

I genitori sono chiamati a esercitare la loro funzione in una maniera nuova ed adattata ai figli e alle loro richieste e al tempo stesso possono riscoprire dei momenti di coppia, trovare nuovamente degli spazi di intimità. La coppia coniugale ha l’opportunità, o corre il rischio, di risperimentarsi nuovamente come tale dopo molto tempo.
Al tempo stesso i nonni invecchiano e il proprio ruolo di cura può essere dirottato anche verso di loro oltre che verso i figli, come proprio su di sé appaiono i primi segni di invecchiamento.
La ridefinizione di uno spazio personale in questa fase è importante tanto quanto la cura per il legame di coppia.

Poi i figli diventano adulti, sviluppano una propria autonomia, affettiva lavorativa, economica e il rapporto con i genitori diventa sempre più paritario. La prole necessita meno di cure, e più di spazi propri indipendenti, questo può far paura ai genitori che ancora una volta in via definitiva si trovano a fare i conti con il “nido vuoto”, il tempo che passa sulla pelle, la coppia coniugale cambiata e invecchiata, rafforzata o forse distante.
E’ una fase complessa per tutti i membri, carica di aspettative verso i figli che escono e si fanno grandi e che sono il frutto dell’investimento delle cure dei genitori. Frequenti sono i vissuti debitori in questa fase che non sempre viene facilitata, proprio per le implicazioni che intrinsecamente porta con sé: responsabilità, invecchiamento, solitudine.

Inutile sottolineare che i compiti dovrebbero essere quelli di facilitare lo svincolo e ridurre l’effetto di aspettative e istanze personali o familiari, tese ancora una volta a non modificare gli equilibri creati negli anni, sia da parte dei genitori, che dei figli ora adulti.
I legami e le tensioni provenienti dalla famiglia di origine possono inficiare il processo di separazione individuazione dei giovani adulti o la creazione di nuove coppie e poi famiglie.

Infine c’è la famiglia nell’età anziana, è una fase delicata e affascinante, la coppia ha la possibilità di prendersi spazi nuovi finalmente liberati da oneri educativi, sociali o professionali, si ha la possibilità di dilatare il tempo e lo spazio di cura per se stessi e peri gli altri, magari per figli o nipoti, accettare ora di ricevere a nostra volta cure. Non è chiaramente scontato, si va incontro a invecchiamento, malattia e morte, eventi di per sé dolorosi o emotivamente provanti per se stessi e peri gli altri e la qualità dei rapporti di coppia e con i figli risente della storia trascorsa.

Il ciclo vitale della famiglia è chiaramente connesso a eventi socio-culturali che ne modificano durata, tempi o struttura, oggi le varie fasi di transizione sono spostate in avanti rispetto ad alcuni decenni fa. Essere genitori di adolescenti oggi comporta una serie di rischi o difficoltà legati all’avvento del digitale che erano sconosciuti anche solo alla generazione scorsa e tali argomentazioni necessitano di essere riadattate al tempo attuale.
La costruzione di un indipendenza economica personale e professionale è spesso complicata e difficile e i giovani adulti necessitano del supporto dei genitori per periodi molto più lunghi che in passato.

Tuttavia l’analisi del ciclo vitale secondo le sue fasi principali, con attenzione a bisogni e compiti di sviluppo che ogni fase seppur prolungata porta con sè, con i dovuti riadattamenti, rimane una guida necessaria, poiché seppur soggetta a mille variabili individuali, storiche, sociali, economiche, è maggiormente nei momenti di transizione che possono verificarsi crisi e sintomatologie. E’ in genere la tendenza a permanere in una situazione, quale che sia, è spesso la resistenza alla spinta evolutiva, qualunque si la ragione che la causa, o la condizione in cui si sviluppa, il motivo che genera un momento di difficoltà personale o familiare, qualunque sia la configurazione delle relazioni entro cui siamo inseriti.

Dr.ssa Michela Querci